Vito Ricci

Il complesso medievale di Santa Maria di Cesano tra storia, fede e arte



Il nord barese è caratterizzato dalla massiccia presenza di chiese rurali. Sperdute nei campi, tra l’argento degli ulivi e la quiete agreste, si possono ammirare tante piccole chiese, spesso di età medievale. Alcune sono oramai andate distrutte, altre versano in stato di fatiscenti ruderi, altre sono ancora consacrate e spesso aperte al pubblico una volta l’anno per la celebrazione della messa in occasione di una festività. Tra tali chiese in questa sede vogliamo occuparci del santuario di Cesano, ad 1 km da Terlizzi, intitolato a Santa Maria della Visitazione vulgo “Madonna del Popolo”. La chiesa preromanica in questione è stata oggetto di una serie di recente restauri sia conservativi, per preservarla da intemperie e da crolli, ma anche dalla stupidità umana, autrice in passato di furti sacrileghi e danneggiamenti a parti della struttura, e sia per agevolarne la fruizione da parte del pubblico. I lavori di restauro sono stati finanziati sia dal settore pubblico, ma anche dai privati, costituitisi in un attivo Comitato pro Cesano.
Lo scorso 8 luglio 2006, nell’ex chiostro delle clarisse a Terlizzi è stato presentato il libro di mons. Gaetano Valente, rettore del santuario mariano di Cesano ed esperto studioso di storia terlizzese, intitolato “Il complesso medievale di Santa Maria di Cesano tra storia, fede e arte (secc. XI.-XXI)”. Mons. Felice di Molfetta, terlizzese, vescovo di Cerignola e Ascoli Satriano ha illustrato eccellentemente l’ultima fatica editoriale di mons. Valente alla presenza di un numeroso pubblico. Il libro, ampliamente corredato da un apparato iconografico, è stato scritto con un taglio divulgativo rivolto ad un amplia fetta di persone. Già una ventina di anni or sono mons. Valente aveva dedicato un libro alle vicende di Cesano con maggiore attenzione alla ricerca storica. Il saggio si legge in modo agevole, la lettura risulta piacevole grazie alla scrittura accattivavate e all’afflato narrativo dell’autore. Vengono ripercorse le tappe della storia della chiesetta, dalla sua fondazione ai nostri giorni, come ha ricordato mons. di Molfetta.
Con grande onesta intellettuale e aderenza ai canoni della moderna storiografia mons. Valente tratta della fondazione della chiesa di Cesano fatta edificare da Umfredo ex genere normannorum, identificabile quasi sicuramente con il figlio terzogenito di Tancredi di Normandia, signore di Trani e conte di Puglia e di Calabria dal 1051 al 1057. Ci sono giunte due pergamene del 1055 che ricordano la costruzione della chiesetta all’interno del casale sorto intorno al VIII- IX secolo lungo la via Appio Traiana al posto di un preesistente edificio sacro oramai fatiscente e la consacrazione da parte del vescovo di Giovinazzo Pietro. La chiesa pre-romanica, come si evince dalle pergamene, doveva essere espressione tangibile di munificenza e magnificenza da parte del pio benefattore Umfredo. “Nella sua originaria bellezza la ecclesia Sancte Marie de Cisano doveva rivelarsi un autentico gioiello di arte preromanica” scrive mons. Valente.
Nel 1092 il duca normanno Ruggero Borsa, nipote di Umfredo, donò, come spesso succedeva all’epoca, la chiesa di Cesano al monastero benedettino di San Lorenzo d’Aversa. Cesano divenne quindi un priorato monastico benedettino del quale restano alcune strutture edilizie superstiti. I monaci benedetti, oltre che a realizzare nuovi strutture e fabbricati, provvidero ad affrescare l’interno della chiesa. A noi è giunto pressoché integralmente, salvo alcuni piccoli danneggiamenti, l’affresco del catino absidale risalente alla prima metà del XIII sec. Il modello rappresentato è quello della Deèsis, ossia l’intercessione a Cristo Pantocrator rivolta dalla Theotokos (Madre di Dio) e da San Giovanni Battista, molto diffuso nell’arte bizantina. Nei secoli successivi (XV-XVI), per esigenze di difesa, fu eretta una torre quadrangolare nella parte antistante la chiesa, ove è possibile vedere un affresco di una “Madonna con Bambino” di epoca rinascimentale. Agli inizi del Cinquecento, divenuta la Puglia teatro di guerre, i benedettini lasciarono Cesano che entrò a far parte dei benefici ecclesiastici di collazione pontificia. Iniziò per la chiesetta un periodo di abbandono e decadenza sempre più forte. E in tale stato la trovò nel 1725 il visitatore apostolico fra Antonio Pacecco, vescovo di Bisceglie. Costui diede una serie di ordini perentori da eseguire nella chiesetta, taluni davvero astrusi, che recarono danni irreversibili all’euritmia architettonica e all’assetto originario degli interni. Tra tutti ricordiamo l’occlusione del vano absidale imprigionando l’affresco e l’erezione di un altare barocco, entrambe rimossi nei restauri degli ultimi anni. Dal 1756 la chiesetta di Cesano passò in amministrazione diocesana, essendo elevata Terlizzi a sede vescovile.
Sempre meta di pellegrinaggio da parte delle popolazione locale in occasione della festa mariana della Visitazione (2 luglio), ha subito nel corso degli anni notevoli restauri (gli ultimi risalgono all’inizio del 2006), tutti raccontati dettagliatamente nel saggio (on relative traversie) sotto la spinta di mons. Valente, quale rettore della chiesa, e di un comitato sorto a salvaguardia, promozione e rivalutazione del santuario. A tutela di quest’ultimo è stata anche apportata una recinzione del complesso medievale inserito giustamente nel “Circuito turistico regionale Normanno Svevo”.
Di pianta rettangolare, copertura a capriata, poco illuminata, come tutte le chiese romaniche, a navata unica con abside semicircolare a dente di sega, presenta una monofora nell’abside decorata con fregio in pietra intagliata a forma di nastri (purtroppo danneggiato da ignoti e ora ripristinato) e una bifora su una parete.
La chiesa è aperta al pubblico nelle domeniche di maggio e le prime domeniche dei mesi successivi sino al 2 luglio quando si tiene il pellegrinaggio e la festa popolare.



Edizione elettronica del 23.11.06.
di Vito Ricci
L'A. è laureato in Scienze statistiche ed economiche con lode, ed è impiegato presso l’Università degli Studi di Bari.

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